Sonate per l'Organo e il Cembalo
Artista
Daniele Proni Organo e Clavicembalo
Compositore
Giovanni Battista Martini (1706-1784)
Luogo
Cascina Giardino, Crema (CR) Italia
Informazioni sull'album
Giovanni Battista Martini nasce il 24 aprile 1706 e fin da piccolo è avviato alla musica dal papà che è strumentista d’arco così come il fratello maggiore Giuseppe. Saranno gli ambiti religiosi della casa-scuola di Don Giuseppe Auregli e della chiesa della Madonna di Galliera ad erudirlo nella lettura, nella scrittura, nell’aritmetica e nella religione. Dimostra fin da subito grande vivacità intellettuale e molteplici interessi nel campo musicale, tanto da essere indirizzato ad alcuni dei migliori maestri bolognesi: Angelo Predieri, con cui studia canto e composizione e Giovanni Antonio Riccieri, che perfeziona il suo contrappunto; con Francesco Antonio Pistocchi approfondisce le tecniche del canto mentre da Giacomo Antonio Perti riceve gli ultimi preziosi consigli. Viene accolto nella figliolanza di San Francesco, una sorta di apprendistato religioso, dove riceve l’ordine minore nel 1725. Da poco è divenuto anche aiutante di Ferdinando Gridi, maestro di cappella e organista, che la salute sta ormai abbandonando: dopo soli sei mesi infatti il Gridi scompare e Martini ne subentra quale facente funzioni e in un paio di anni ne diventa diretto sostituto. Nel 1729 è consacrato sacerdote, concludendo rapidamente il proprio percorso canonico: a soli 23 anni Giambattista è già ciò che sarà e rimarrà fino al 3 agosto 1784, giorno della sua morte. Difficile raccontare Martini in poche righe, ma possiamo partire da ciò che di suo è giunto sino a noi: oltre 1.000 numeri di catalogo di composizioni musicali manoscritte e a stampa di ogni genere, sacro e profano, vocale e strumentale, 3 volumi più 2 abbozzati di Storia della Musica, un saggio di contrappunto e centinaia di appunti sia di musica pratica che di musica teorica. A questo si aggiungano le quasi 6.000 lettere tra quelle inviate e ricevute, che rappresentano un epistolario di incredibile valore storico. Senza contare il lascito di oltre 17.000 volumi musicali e della quadreria, uno dei fondi di questo settore più importanti del mondo. Richiesto per il ruolo di coadiutore del maestro di cappella in S. Pietro al quale risponde con un laconico “Tuttavia lascio correr tutto, ringraziando Iddio che Roma è lontana da Bologna da 300 miglia; e qui spira un’aria più sincera”, egli decide di rifiutare ogni proposta che lo allontani dalla piccola cella in San Francesco, che è un rifugio sicuro nel quale può rinchiudersi per indagare, approfondire, comporre e trascrivere. Chiede ed ottiene dal papa, il Cardinale Lambertini, bolognese, ora al soglio pontificio come Benedetto XIV, di poter essere sollevato dall’incarico di celebrare la messa in chiesa, per la sua cagionevole salute. Quanto di vero vi sia in questa ammissione non lo sapremo mai, ma ottiene ciò che desidera, ossia la libertà di tempo a disposizione per le sue ricerche. Ed il papa, che ben lo conosce, non lesina permessi a colui che ritiene capace di lasciare un solco profondo nella storia della musica: “Per autorità apostolica del pontefice massimo Bendetto XIV, il giorno 9 settembre 1750 è stato decretato che 1) i codici, i libri, le pergamene, i fogli singoli, sia manoscritti sia a stampa, raccolti da ogni dove, a cura e spese del frate Giovanni Battista Martini, maestro di cappella, 2) dopo la sua morte siano sollecitamente depositati nella biblioteca di questo cenobio, da cui ma dovranno essere rimossi, 3) sotto pena di scomunica”. Martini trova anche il tempo per dedicarsi a decine di allievi, che si rivolgono a lui per avere efficaci consigli per il contrappunto, di cui è maestro incontrastato. Tra questi il giovane Mozart, che in una lettera del 1776 scrive: “... e non cesso d’affliggermi nel vedermi lontano dalla persona del mondo che maggiormente amo, venero e stimo, e di cui inviolabilmente mi protesto di Vostra Paternità molto Reverenda umilissimo e devotissimo servitore”. In merito al suo comporre egli si situa a cavallo tra stile barocco e galante nella parte strumentale, di ispirazione palestriniana la musica vocale, con grande cura nel trattamento delle masse vocali, dense di contrappunto ma allo stesso tempo intrise di cantabilità che lo spirito galante, ormai imminente, tende a plasmare. La musica per tastiera comprende un centinaio di sonate per organo e cembalo delle quali solo 18 stampate: 12 Sonate d’Intavolatura per l’organo, e’l cembalo edite ad Amsterdam da Le Céne nel 1742 (op. 2) e 6 Sonate per l’organo e il cembalo edite a Bologna da Lelio Dalla Volpe nel 1747 (op. 3). Oltre a 6 concerti per cembalo manoscritti, ora in corso di pubblicazione. Le sonate dell’op. 2 descrivono la somma ingegnosità compositiva tastieristica di Martini. Se possibile un’arte addirittura all’eccesso, quando propone nei brani ove il contrappunto si fa decisamente più serrato, passaggi al limite dell’eseguibilità, perché l’idea tende a superare la forma. Sono sonate difficili sia da suonare che da ascoltare. Movimenti in stile quasi galante si alternano a pagine composite e ricercate, che talvolta obbligano ad un ascolto estremamente concentrato. Viceversa le sei sonate dell’op. 3 brillano per leggerezza, semplicità e chiarezza formale e melodica. Proprio da queste sonate e dalla loro gestazione nasce il progetto di questa incisione discografica. Le Sonate dell’op. 3 sono 6, mentre il suo nuovo editore Lelio dalla Volpe nel catalogo distribuito nel corso del 1747 parla di una seconda raccolta di Sonate, mai venute alla luce. Il progetto esisteva, ma evidentemente qualcosa impedì che esso fosse portato a termine. Nel mio lungo e approfondito lavoro sui manoscritti del frate, ho cercato di immaginare quali altri brani avrebbe voluto inserire in una seconda raccolta e ne ho dedotto che avrebbe con larga probabilità utilizzato qualcosa di già composto. La sua musica per tastiera è stata collazionata in modo efficace e molti “fogli sparsi” sono riuniti nel faldone denominato HH.35 del Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna. Questa miscellanea contiene musica molto gradevole, piccoli brani utili al diletto e all’esercizio quotidiano; sono slegati tra loro, ad esclusione di alcune eccezioni, che mi hanno guidato per comporre questa ipotetica op. 4, per la quale ho anche immaginato un’evoluzione programmatica. Così come le sonate dell’op. 2 sono molto schematiche, ossia tutte formate da cinque movimenti, quelle dell’op. 3 risultano più concise, per i motivi esposti in precedenza. Anch’esse seguono una regola: tre movimenti, quasi tutti con ritornello per le variazioni, per le sonate affidate al cembalo e due, senza ritornelli, per quelle organistiche. Lo schema formale che caratterizza invece queste nuove sonate vuole raccogliere tutte le proposte martiniane, seppur con una maggiore libertà, con un richiamo al numero cinque per la prima sonata e un ampliamento a tre movimenti dell’ultima per organo, quasi a consolidare una forma che tenderà ad affermarsi nella seconda metà del Settecento. Permane l’alternanza tra i due strumenti, ma questa maggior varietà formale mi auguro contribuisca a delineare un quadro se possibile più completo del modello di scrittura dell’autore.
Altre notizie su questo CD
Registrato il 2,3 Luglio 2018, a Cascina Giardino, Cremona (Italia)
Booklet 15 pagine a colori, testi in Italiano e Inglese
Commento musicologico
Biografia artisti
Giovanni Battista Martini nasce il 24 aprile 1706 e fin da piccolo è avviato alla musica dal papà che è strumentista d’arco così come il fratello maggiore Giuseppe. Saranno gli ambiti religiosi della casa-scuola di Don Giuseppe Auregli e della chiesa della Madonna di Galliera ad erudirlo nella lettura, nella scrittura, nell’aritmetica e nella religione. Dimostra fin da subito grande vivacità intellettuale e molteplici interessi nel campo musicale, tanto da essere indirizzato ad alcuni dei migliori maestri bolognesi: Angelo Predieri, con cui studia canto e composizione e Giovanni Antonio Riccieri, che perfeziona il suo contrappunto; con Francesco Antonio Pistocchi approfondisce le tecniche del canto mentre da Giacomo Antonio Perti riceve gli ultimi preziosi consigli. Viene accolto nella figliolanza di San Francesco, una sorta di apprendistato religioso, dove riceve l’ordine minore nel 1725. Da poco è divenuto anche aiutante di Ferdinando Gridi, maestro di cappella e organista, che la salute sta ormai abbandonando: dopo soli sei mesi infatti il Gridi scompare e Martini ne subentra quale facente funzioni e in un paio di anni ne diventa diretto sostituto. Nel 1729 è consacrato sacerdote, concludendo rapidamente il proprio percorso canonico: a soli 23 anni Giambattista è già ciò che sarà e rimarrà fino al 3 agosto 1784, giorno della sua morte. Difficile raccontare Martini in poche righe, ma possiamo partire da ciò che di suo è giunto sino a noi: oltre 1.000 numeri di catalogo di composizioni musicali manoscritte e a stampa di ogni genere, sacro e profano, vocale e strumentale, 3 volumi più 2 abbozzati di Storia della Musica, un saggio di contrappunto e centinaia di appunti sia di musica pratica che di musica teorica. A questo si aggiungano le quasi 6.000 lettere tra quelle inviate e ricevute, che rappresentano un epistolario di incredibile valore storico. Senza contare il lascito di oltre 17.000 volumi musicali e della quadreria, uno dei fondi di questo settore più importanti del mondo. Richiesto per il ruolo di coadiutore del maestro di cappella in S. Pietro al quale risponde con un laconico “Tuttavia lascio correr tutto, ringraziando Iddio che Roma è lontana da Bologna da 300 miglia; e qui spira un’aria più sincera”, egli decide di rifiutare ogni proposta che lo allontani dalla piccola cella in San Francesco, che è un rifugio sicuro nel quale può rinchiudersi per indagare, approfondire, comporre e trascrivere. Chiede ed ottiene dal papa, il Cardinale Lambertini, bolognese, ora al soglio pontificio come Benedetto XIV, di poter essere sollevato dall’incarico di celebrare la messa in chiesa, per la sua cagionevole salute. Quanto di vero vi sia in questa ammissione non lo sapremo mai, ma ottiene ciò che desidera, ossia la libertà di tempo a disposizione per le sue ricerche. Ed il papa, che ben lo conosce, non lesina permessi a colui che ritiene capace di lasciare un solco profondo nella storia della musica: “Per autorità apostolica del pontefice massimo Bendetto XIV, il giorno 9 settembre 1750 è stato decretato che 1) i codici, i libri, le pergamene, i fogli singoli, sia manoscritti sia a stampa, raccolti da ogni dove, a cura e spese del frate Giovanni Battista Martini, maestro di cappella, 2) dopo la sua morte siano sollecitamente depositati nella biblioteca di questo cenobio, da cui ma dovranno essere rimossi, 3) sotto pena di scomunica”. Martini trova anche il tempo per dedicarsi a decine di allievi, che si rivolgono a lui per avere efficaci consigli per il contrappunto, di cui è maestro incontrastato. Tra questi il giovane Mozart, che in una lettera del 1776 scrive: “... e non cesso d’affliggermi nel vedermi lontano dalla persona del mondo che maggiormente amo, venero e stimo, e di cui inviolabilmente mi protesto di Vostra Paternità molto Reverenda umilissimo e devotissimo servitore”. In merito al suo comporre egli si situa a cavallo tra stile barocco e galante nella parte strumentale, di ispirazione palestriniana la musica vocale, con grande cura nel trattamento delle masse vocali, dense di contrappunto ma allo stesso tempo intrise di cantabilità che lo spirito galante, ormai imminente, tende a plasmare. La musica per tastiera comprende un centinaio di sonate per organo e cembalo delle quali solo 18 stampate: 12 Sonate d’Intavolatura per l’organo, e’l cembalo edite ad Amsterdam da Le Céne nel 1742 (op. 2) e 6 Sonate per l’organo e il cembalo edite a Bologna da Lelio Dalla Volpe nel 1747 (op. 3). Oltre a 6 concerti per cembalo manoscritti, ora in corso di pubblicazione. Le sonate dell’op. 2 descrivono la somma ingegnosità compositiva tastieristica di Martini. Se possibile un’arte addirittura all’eccesso, quando propone nei brani ove il contrappunto si fa decisamente più serrato, passaggi al limite dell’eseguibilità, perché l’idea tende a superare la forma. Sono sonate difficili sia da suonare che da ascoltare. Movimenti in stile quasi galante si alternano a pagine composite e ricercate, che talvolta obbligano ad un ascolto estremamente concentrato. Viceversa le sei sonate dell’op. 3 brillano per leggerezza, semplicità e chiarezza formale e melodica. Proprio da queste sonate e dalla loro gestazione nasce il progetto di questa incisione discografica. Le Sonate dell’op. 3 sono 6, mentre il suo nuovo editore Lelio dalla Volpe nel catalogo distribuito nel corso del 1747 parla di una seconda raccolta di Sonate, mai venute alla luce. Il progetto esisteva, ma evidentemente qualcosa impedì che esso fosse portato a termine. Nel mio lungo e approfondito lavoro sui manoscritti del frate, ho cercato di immaginare quali altri brani avrebbe voluto inserire in una seconda raccolta e ne ho dedotto che avrebbe con larga probabilità utilizzato qualcosa di già composto. La sua musica per tastiera è stata collazionata in modo efficace e molti “fogli sparsi” sono riuniti nel faldone denominato HH.35 del Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna. Questa miscellanea contiene musica molto gradevole, piccoli brani utili al diletto e all’esercizio quotidiano; sono slegati tra loro, ad esclusione di alcune eccezioni, che mi hanno guidato per comporre questa ipotetica op. 4, per la quale ho anche immaginato un’evoluzione programmatica. Così come le sonate dell’op. 2 sono molto schematiche, ossia tutte formate da cinque movimenti, quelle dell’op. 3 risultano più concise, per i motivi esposti in precedenza. Anch’esse seguono una regola: tre movimenti, quasi tutti con ritornello per le variazioni, per le sonate affidate al cembalo e due, senza ritornelli, per quelle organistiche. Lo schema formale che caratterizza invece queste nuove sonate vuole raccogliere tutte le proposte martiniane, seppur con una maggiore libertà, con un richiamo al numero cinque per la prima sonata e un ampliamento a tre movimenti dell’ultima per organo, quasi a consolidare una forma che tenderà ad affermarsi nella seconda metà del Settecento. Permane l’alternanza tra i due strumenti, ma questa maggior varietà formale mi auguro contribuisca a delineare un quadro se possibile più completo del modello di scrittura dell’autore.
Altre notizie su questo CD
Registrato il 2,3 Luglio 2018, a Cascina Giardino, Cremona (Italia)
Booklet 15 pagine a colori, testi in Italiano e Inglese
Commento musicologico
Biografia artisti
Olimpia Abbandonata & Other Cantatas
Artisti
Valeria La Grotta, soprano
Ensemble Sonar d'affetto
Nicola Brovelli, violoncello
Mauro Pinciaroli, arciliuto
Luigi Accardo, clavicembalo
Compositore
Leonardo Vinci (1696-1730)
Luogo
Chiesa Sant'Eligio Vescovo,
La Mandria di Chivasso (TO)
Informazioni sull'album
«Arrivando in questa città ero preparato all’idea di trovarvi la musica al più alto grado di perfezione. Solo Napoli, pensavo, poteva offrirmi tutto quel che la musica può offrire in Italia, quanto alla qualità ed alla raffinatezza. […] Del resto, quale persona amante della musica potrebbe giungere nella città dei due Scarlatti, di Vinci, Leo, Pergolesi, Porpora, Farinelli, Jommelli, Piccini, Traetta, Sacchini e tanti altri compositori ed interpreti di primo piano, sia vocali sia strumentali, senza provare la più visiva attesa?». Con queste parole, Charles Burney, autore di una tra le più celebri e antiche ‘storie della musica’ dell’età moderna, nell’ottobre del 1770 annotava sul diario di viaggio le sue aspettative – senza dubbio non disattese – al momento di visitare Napoli, capitale europea della musica. Tra i compositori menz
Ensemble Sonar d'affetto
Nicola Brovelli, violoncello
Mauro Pinciaroli, arciliuto
Luigi Accardo, clavicembalo
La Mandria di Chivasso (TO)
«Arrivando in questa città ero preparato all’idea di trovarvi la musica al più alto grado di perfezione. Solo Napoli, pensavo, poteva offrirmi tutto quel che la musica può offrire in Italia, quanto alla qualità ed alla raffinatezza. […] Del resto, quale persona amante della musica potrebbe giungere nella città dei due Scarlatti, di Vinci, Leo, Pergolesi, Porpora, Farinelli, Jommelli, Piccini, Traetta, Sacchini e tanti altri compositori ed interpreti di primo piano, sia vocali sia strumentali, senza provare la più visiva attesa?». Con queste parole, Charles Burney, autore di una tra le più celebri e antiche ‘storie della musica’ dell’età moderna, nell’ottobre del 1770 annotava sul diario di viaggio le sue aspettative – senza dubbio non disattese – al momento di visitare Napoli, capitale europea della musica. Tra i compositori menz
Esule dalle sfere - Chi resiste al Dio bendato
Artisti
Compositore
Alessandro Stradella (1644-1682)
Luogo
Cappella del Seminario di Vercelli (VC), Italia
Informazioni sull'album
Insieme a Caravaggio, Alessandro Stradella è una delle figure più affascinanti del Barocco italiano, non solo grazie a un talento smisurato, ma anche a una vita tormentata e perennemente in fuga, che contribuisce a renderlo molto simile ai protagonisti dei romanzi dei giorni nostri. Come il celebre pittore, Stradella morì ancora giovane, a soli 38 anni, ucciso da una pugnalata infertagli dai sicari di Giovan Battista Lomellini, un nobile genovese che volle in questo modo vendicare l’onore di sua sorella che – a suo modo di vedere – il compositore aveva sedotto impartendole lezioni di musica. Questo tragico epilogo po
Insieme a Caravaggio, Alessandro Stradella è una delle figure più affascinanti del Barocco italiano, non solo grazie a un talento smisurato, ma anche a una vita tormentata e perennemente in fuga, che contribuisce a renderlo molto simile ai protagonisti dei romanzi dei giorni nostri. Come il celebre pittore, Stradella morì ancora giovane, a soli 38 anni, ucciso da una pugnalata infertagli dai sicari di Giovan Battista Lomellini, un nobile genovese che volle in questo modo vendicare l’onore di sua sorella che – a suo modo di vedere – il compositore aveva sedotto impartendole lezioni di musica. Questo tragico epilogo po
Sonate a due flauti
Artisti
Compositore
Georg Philipp Telemann (1681-1767)
Informazioni sull'album
Fino al 1999 si pensava che Telemann avesse scritto quattro raccolte di duetti per due flauti, tre delle quali pubblicate a Parigi: Sonates sans Basse (1727), XIIX Canons mélodieux (1738) e Second Livre de Duo (1752). Era rimasta manoscritta la quarta raccolta e l’unica copia è conservata a Berlino nella Staatsbibliothek (D-B, Mus. ms. 21787). Nel 1999 però sono stati ritrovati nella Biblioteca di Kiev tutti gli spartiti della Sing Akademie di Berlino trafugati durante la II Guerra Mondiale e così sono venuti alla luce altri nove duetti che hanno oggi il numero di catalogo TWV 40: 141-149. Il manoscritto, opera di un copista berlinese non identificato, ha la segnatura SA 3903 (ZD 1742 g) ed è formato da due parti separate, ognuna di 22 folii. Sono duetti di buona qualità anche se un po’ eterogenei e infatti il musicologo Steve Zohn ha avanzato dubbi sull’autenticità degli ultimi tre. In realtà i dubbi riguardano anche alcuni degli altri ed è abbastanza evidente che non furono composti nello stesso periodo e con l’idea di formare una raccolta omogenea. Telemann era molto sistematico nelle s
Fino al 1999 si pensava che Telemann avesse scritto quattro raccolte di duetti per due flauti, tre delle quali pubblicate a Parigi: Sonates sans Basse (1727), XIIX Canons mélodieux (1738) e Second Livre de Duo (1752). Era rimasta manoscritta la quarta raccolta e l’unica copia è conservata a Berlino nella Staatsbibliothek (D-B, Mus. ms. 21787). Nel 1999 però sono stati ritrovati nella Biblioteca di Kiev tutti gli spartiti della Sing Akademie di Berlino trafugati durante la II Guerra Mondiale e così sono venuti alla luce altri nove duetti che hanno oggi il numero di catalogo TWV 40: 141-149. Il manoscritto, opera di un copista berlinese non identificato, ha la segnatura SA 3903 (ZD 1742 g) ed è formato da due parti separate, ognuna di 22 folii. Sono duetti di buona qualità anche se un po’ eterogenei e infatti il musicologo Steve Zohn ha avanzato dubbi sull’autenticità degli ultimi tre. In realtà i dubbi riguardano anche alcuni degli altri ed è abbastanza evidente che non furono composti nello stesso periodo e con l’idea di formare una raccolta omogenea. Telemann era molto sistematico nelle s
Organ Works
Artista
Paolo Bottini, organo
Compositore
Amilcare Ponchielli (1834-1886)
Informazioni sull'album
Nel marzo del 1855 Amilcare Ponchielli (Paderno Fasolaro, 31 agosto 1834 – Milano, 16 gennaio 1886), appena uscito diplomato dal Regio Conservatorio di Milano, ricevette a Cremona (forse anche per l'appoggio di Ruggero Manna – maestro di cappella del Duomo, che già l'anno precedente aveva scelto il giovane Ponchielli come suo sostituto alla direzione dei complessi vocali e strumentali del teatro cittadino – nonché del suo compaesano don Cesare Paloschi, organista del Duomo di Cremona dal 1824 al 1849) la nomina a organista titolare della chiesa parrocchiale di S. Imerio, incarico che mantenne fino al 1860 a fronte dello stipendio di 100 lire austriache l'anno. Qui il promettente musicista aveva a disposizione l'organo edificato poco tempo prima da Angelo Bossi di Bergamo: benché di modeste dimensioni, fu costruito secondo i canoni estetici dell'epoca, secondo cui gli organi dovevano poter imitare il suono degli strumenti musicali dell'orchestra e della banda (quali flauto traverso, tromba, ottavino, fagotto, viola, violoncello, tanto per citare quelli presenti nell'organo di S. Imerio). È dunque proprio a questo quinquennio che si possono far risalire buona parte delle composizioni presenti in questa nuova produzione discografica, la quale si basa sull'edizione critica curata nel 1999 da Marco Ruggeri per i tipi della cremonese editrice Turris. L'ascoltatore potrà notare lo
Nel marzo del 1855 Amilcare Ponchielli (Paderno Fasolaro, 31 agosto 1834 – Milano, 16 gennaio 1886), appena uscito diplomato dal Regio Conservatorio di Milano, ricevette a Cremona (forse anche per l'appoggio di Ruggero Manna – maestro di cappella del Duomo, che già l'anno precedente aveva scelto il giovane Ponchielli come suo sostituto alla direzione dei complessi vocali e strumentali del teatro cittadino – nonché del suo compaesano don Cesare Paloschi, organista del Duomo di Cremona dal 1824 al 1849) la nomina a organista titolare della chiesa parrocchiale di S. Imerio, incarico che mantenne fino al 1860 a fronte dello stipendio di 100 lire austriache l'anno. Qui il promettente musicista aveva a disposizione l'organo edificato poco tempo prima da Angelo Bossi di Bergamo: benché di modeste dimensioni, fu costruito secondo i canoni estetici dell'epoca, secondo cui gli organi dovevano poter imitare il suono degli strumenti musicali dell'orchestra e della banda (quali flauto traverso, tromba, ottavino, fagotto, viola, violoncello, tanto per citare quelli presenti nell'organo di S. Imerio). È dunque proprio a questo quinquennio che si possono far risalire buona parte delle composizioni presenti in questa nuova produzione discografica, la quale si basa sull'edizione critica curata nel 1999 da Marco Ruggeri per i tipi della cremonese editrice Turris. L'ascoltatore potrà notare lo
Quartetto Kv 370 - Sonata Kv 311 - Terzetti dai Divertimenti Kv 439/b
Artisti
Compositore
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791
Informazioni sull'album
Tra la fine del Sette e l’inizio dell’Ottocento, infinite opere da camera, per orchestra e persino melodrammi furono trascritte per formazioni da camera. Questa prassi assai diffusa permetteva ai più svariati insiemi strumentali di eseguire le composizioni di successo del momento. Abbiamo esempi di ouverture d’opera trascritte per chitarra sola; di arie d’opera trascritte per strumento solista con, a seguire, “variazioni sul tema”. Le combinazioni strumentali utilizzate per le trascrizioni erano numerose e varie. L’aspetto importante di questo fenomeno ottocentesco è quello di aver aperto due vie: la prima è quella della diffusione della cultura musicale; la seconda di aver favorito e incrementato il bacino di appassionati dilettanti che si cimentavano direttamente nello studio degli strumenti musicali. E’ evidente che queste due strade, alla fine andavano in un’unica direzione, quella della fruizione casalinga della musica. Un ultimo punto di vista da non sottovalutare è quello economico: il salotto musicale europeo dell’Ottocento rappresentò una vera e propria opportun
Tra la fine del Sette e l’inizio dell’Ottocento, infinite opere da camera, per orchestra e persino melodrammi furono trascritte per formazioni da camera. Questa prassi assai diffusa permetteva ai più svariati insiemi strumentali di eseguire le composizioni di successo del momento. Abbiamo esempi di ouverture d’opera trascritte per chitarra sola; di arie d’opera trascritte per strumento solista con, a seguire, “variazioni sul tema”. Le combinazioni strumentali utilizzate per le trascrizioni erano numerose e varie. L’aspetto importante di questo fenomeno ottocentesco è quello di aver aperto due vie: la prima è quella della diffusione della cultura musicale; la seconda di aver favorito e incrementato il bacino di appassionati dilettanti che si cimentavano direttamente nello studio degli strumenti musicali. E’ evidente che queste due strade, alla fine andavano in un’unica direzione, quella della fruizione casalinga della musica. Un ultimo punto di vista da non sottovalutare è quello economico: il salotto musicale europeo dell’Ottocento rappresentò una vera e propria opportun
Tra le sollecitudini - Autori Ceciliani
Artista
Massimo Gabba,organo
Compositori
Angelo Burbatti (1868-1946)
Giovanni Pagella (1872-1944)
Carlo Calegari (1863-1952)
Giovanni Bolzoni (1841-1919)
Michele Mondo (1883-1965)
Dino Sincero (1872-1923)
Costante Adolfo Bossi (1876-1953)
Marco Enrico Bossi (1861-1925)
Federico Caudana (1878-1963)
Giovanni Battista Polleri (1855-1923)
Organo
Carlo Vegezzi Bossi (1897)
Luogo
Duomo di San Giovanni Battista, Ciriè Torino
Informazioni sull'album
LA RIFORMA CECILIANA
In Italia verso la fine del XIX secolo venne a costituirsi il Movimento Ceciliano, intitolazione assunta da un movimento musicale che riformò la musica sacra nell’ambito della Chiesa cattolica. Così chiamato in onore di Santa Cecilia, patrona della musica, fu una risposta alla centenaria e quasi totale assenza del Canto gregoriano e della polifonia rinascimentale dalle celebrazioni liturgiche cattoliche a favore di stili più simili alla musica operistica. Principale criterio delle nuove composizioni doveva essere una maggiore sobrietà e la ricerca, attraverso il canto, della partecipazione alla liturgia dell’assemblea dei fedeli. Nacque
Giovanni Pagella (1872-1944)
Carlo Calegari (1863-1952)
Giovanni Bolzoni (1841-1919)
Michele Mondo (1883-1965)
Dino Sincero (1872-1923)
Costante Adolfo Bossi (1876-1953)
Marco Enrico Bossi (1861-1925)
Federico Caudana (1878-1963)
Giovanni Battista Polleri (1855-1923)
LA RIFORMA CECILIANA
In Italia verso la fine del XIX secolo venne a costituirsi il Movimento Ceciliano, intitolazione assunta da un movimento musicale che riformò la musica sacra nell’ambito della Chiesa cattolica. Così chiamato in onore di Santa Cecilia, patrona della musica, fu una risposta alla centenaria e quasi totale assenza del Canto gregoriano e della polifonia rinascimentale dalle celebrazioni liturgiche cattoliche a favore di stili più simili alla musica operistica. Principale criterio delle nuove composizioni doveva essere una maggiore sobrietà e la ricerca, attraverso il canto, della partecipazione alla liturgia dell’assemblea dei fedeli. Nacque
Music for the Royal Fireworks
Artisti
Compositore
Georg Friedrich Händel (1685-1759)
Informazioni sull'album
Non è mai facile eseguire le opere più famose della letteratura classica con strumenti diversi da quelli per cui sono stati concepiti in origine, soprattutto se si tratta dei brani più famosi di compositori del calibro di Johann Sebastian Bach e Georg Friedrich Händel. Bisogna però distinguere dalla esecuzioni storicamente informate – che mirano a fare ascoltare al pubblico lavori scritti secoli fa secondo il preciso dettato dell’autore e con le sfumature sonore ricreate dagli strumenti originali – a rivisitazioni più libere che, oltre a non dissacrare per nulla opere che continuano a manifestare una perenne giovinezza, ne mettono in evidenza tutta l’attualità e la grandezza. Questo fatto era parso chiaro già nel 2016, quando la Elegia Classics pubblicò un disco nel quale il sassofonista Pietro Tagliaferri e l’organista Stefano Pellini eseguivano una serie di brillanti trascrizioni di celebri opere di Johann Sebastian Bach (ELEORG038), che venne accolto con grande favore dalla stampa specializzata, che non mancò di sottolineare la spiccata musicalità dei due interpreti. Oggi Tagliaferri e Pellini – che formano l’ensemble Riverberi – proseguono il loro cammino barocco, con un nuo
Non è mai facile eseguire le opere più famose della letteratura classica con strumenti diversi da quelli per cui sono stati concepiti in origine, soprattutto se si tratta dei brani più famosi di compositori del calibro di Johann Sebastian Bach e Georg Friedrich Händel. Bisogna però distinguere dalla esecuzioni storicamente informate – che mirano a fare ascoltare al pubblico lavori scritti secoli fa secondo il preciso dettato dell’autore e con le sfumature sonore ricreate dagli strumenti originali – a rivisitazioni più libere che, oltre a non dissacrare per nulla opere che continuano a manifestare una perenne giovinezza, ne mettono in evidenza tutta l’attualità e la grandezza. Questo fatto era parso chiaro già nel 2016, quando la Elegia Classics pubblicò un disco nel quale il sassofonista Pietro Tagliaferri e l’organista Stefano Pellini eseguivano una serie di brillanti trascrizioni di celebri opere di Johann Sebastian Bach (ELEORG038), che venne accolto con grande favore dalla stampa specializzata, che non mancò di sottolineare la spiccata musicalità dei due interpreti. Oggi Tagliaferri e Pellini – che formano l’ensemble Riverberi – proseguono il loro cammino barocco, con un nuo
Complete Italian Organ Concertos - Vol.2
Artista
Luca Scandali, organo
Compositore
Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Informazioni sull'album
Con questo splendido disco, Luca Scandali prosegue la sua integrale delle opere per organo che Johann Sebastian Bach scrisse sulla base dei lavori dei compositori italiani che aveva scelto come modelli durante i suoi studi giovanili e che gli consentirono di forgiare lo stile che lo rese famoso. Nonostante questa finalità entro certi limiti “didattica”, le opere presentate in questo disco non sono per nulla pedisseque rielaborazioni di altri autori, ma brani brillanti, originali e ricchi di personalità, in grado di stare legittimamente al fianco dei massimi capolavori del sommo Cantor lipsiense. Il programma comprende sei concerti dal sapore inconfondibilmente veneziano, cinque dei quali basati su pagine di Antonio Vivaldi (un concerto dell’Estro armonico op. 3, uno della Stravaganza op. 4 e il noto “Grosso Mugul”) e uno sul Concerto op. 1 n. 2 di Benedetto Marcello, compositore di grande ecletticità contemporaneo del Prete Rosso. Queste opere ci vengono proposte nell’interpretazione di Luca Scandali, che per la Elegia ha già realizzato diversi dischi di grande interesse, tra i quali spiccano i due volumi delle sinfonie di Padre Davide da Bergamo. Un disco che merita di essere preso in seria considerazione anche per la splendida t
Con questo splendido disco, Luca Scandali prosegue la sua integrale delle opere per organo che Johann Sebastian Bach scrisse sulla base dei lavori dei compositori italiani che aveva scelto come modelli durante i suoi studi giovanili e che gli consentirono di forgiare lo stile che lo rese famoso. Nonostante questa finalità entro certi limiti “didattica”, le opere presentate in questo disco non sono per nulla pedisseque rielaborazioni di altri autori, ma brani brillanti, originali e ricchi di personalità, in grado di stare legittimamente al fianco dei massimi capolavori del sommo Cantor lipsiense. Il programma comprende sei concerti dal sapore inconfondibilmente veneziano, cinque dei quali basati su pagine di Antonio Vivaldi (un concerto dell’Estro armonico op. 3, uno della Stravaganza op. 4 e il noto “Grosso Mugul”) e uno sul Concerto op. 1 n. 2 di Benedetto Marcello, compositore di grande ecletticità contemporaneo del Prete Rosso. Queste opere ci vengono proposte nell’interpretazione di Luca Scandali, che per la Elegia ha già realizzato diversi dischi di grande interesse, tra i quali spiccano i due volumi delle sinfonie di Padre Davide da Bergamo. Un disco che merita di essere preso in seria considerazione anche per la splendida t
Psalmi vespertini a 8 voci (1648)
Artisti
Ensemble “Festina Lente”
Michele Gasbarro, direttore
Compositore
Virgilio Mazzocchi (1597-1646)
Informazioni sull'album
Dopo il disco dedicato dal celebre ensemble di strumenti originali L’Arte dell’Arco alla figura di Giuseppe Tartini – compositore di cui quest’anno si celebra il 250° anniversario della morte (ELECLA18064) – la Elegia prosegue la sua collaborazione con il Roma Festival Barocco con un titolo interamente dedicato a Virgilio Mazzocchi, fratello minore del più famoso Domenico. Dopo aver ricevuto la tonsura, Mazzocchi diede inizio a una brillante carriera musicale, che nel 1629 lo vide approdare, poco più che trentenne, nella Cappella Giulia della Basilica di San Pietro, dove sarebbe rimasto fino alla morte prematura, che lo colse nel 1646. Questa inarrestabile ascesa era basata su un solido magistero compositivo, che appare evidente nei Psalmi Vespertini presentati in questo disco, che vennero pubblicati postumi dal fratello Domenico. Concepite in uno stile quanto mai personale, queste opere rivelano una scrittura molto espressiva, basata su una efficace alternanza di maestosi passaggi corali e di più intime sezioni solistiche, che nel loro insieme garantiscono un ascolto veramente appassionante, grazie alla brillante interpretazione dell’ensemble Festina Lente, guidato con sensibilità e profonda padronanza stilistica dal suo direttor
Michele Gasbarro, direttore
Dopo il disco dedicato dal celebre ensemble di strumenti originali L’Arte dell’Arco alla figura di Giuseppe Tartini – compositore di cui quest’anno si celebra il 250° anniversario della morte (ELECLA18064) – la Elegia prosegue la sua collaborazione con il Roma Festival Barocco con un titolo interamente dedicato a Virgilio Mazzocchi, fratello minore del più famoso Domenico. Dopo aver ricevuto la tonsura, Mazzocchi diede inizio a una brillante carriera musicale, che nel 1629 lo vide approdare, poco più che trentenne, nella Cappella Giulia della Basilica di San Pietro, dove sarebbe rimasto fino alla morte prematura, che lo colse nel 1646. Questa inarrestabile ascesa era basata su un solido magistero compositivo, che appare evidente nei Psalmi Vespertini presentati in questo disco, che vennero pubblicati postumi dal fratello Domenico. Concepite in uno stile quanto mai personale, queste opere rivelano una scrittura molto espressiva, basata su una efficace alternanza di maestosi passaggi corali e di più intime sezioni solistiche, che nel loro insieme garantiscono un ascolto veramente appassionante, grazie alla brillante interpretazione dell’ensemble Festina Lente, guidato con sensibilità e profonda padronanza stilistica dal suo direttor
Arie per una “voce d’angelo”
Artisti
Compositori
F.M. Veracini (1690-1768), M. D’Alay (1687-1757)
G.B. Bononcini (1670-17479, L. Leo (1694-1744)
N. Fiorenza (?-1764), G. Giacomelli, (1692-1740)
Informazioni sull'album
Accanto ai compositori, all’inizio del XVIII secolo iniziarono a mettersi in evidenza i primi grandi cantanti, che in alcuni casi assursero – soprattutto nel caso dei castrati, come Senesino e Farinelli – al rango di star internazionali. Tra di essi merita di essere citata Francesca Cuzzoni, soprano nata a Parma nel 1696 dalla vita molto avventurosa, per la quale Georg Friedrich Händel compose a Londra ben 13 opere. Oltre che per il suo straordinario virtuosismo vocale, la Parmigiana – come era conosciuta – si mise in luce anche per le sue intemperanze caratteriali, che le valsero fieri rimproveri da parte di Händel e che la portarono a un vero e proprio scontro fisico in scena con la rivale Faustina Bordoni. In coincidenza con la nomina di Parma a Capitale Italiana della Cultura per il 2020, la Elegia Classics ricorda questa grande interprete con un attraente disco che ripercorre le tappe salienti della sua inimitabile carriera, con una bellissima silloge di arie tratte dalle opere di alcuni dei compositori più famosi dell’epoca, da Giovanni Bononcini, agguerrito rivale a Londra di Hände
G.B. Bononcini (1670-17479, L. Leo (1694-1744)
N. Fiorenza (?-1764), G. Giacomelli, (1692-1740)
Accanto ai compositori, all’inizio del XVIII secolo iniziarono a mettersi in evidenza i primi grandi cantanti, che in alcuni casi assursero – soprattutto nel caso dei castrati, come Senesino e Farinelli – al rango di star internazionali. Tra di essi merita di essere citata Francesca Cuzzoni, soprano nata a Parma nel 1696 dalla vita molto avventurosa, per la quale Georg Friedrich Händel compose a Londra ben 13 opere. Oltre che per il suo straordinario virtuosismo vocale, la Parmigiana – come era conosciuta – si mise in luce anche per le sue intemperanze caratteriali, che le valsero fieri rimproveri da parte di Händel e che la portarono a un vero e proprio scontro fisico in scena con la rivale Faustina Bordoni. In coincidenza con la nomina di Parma a Capitale Italiana della Cultura per il 2020, la Elegia Classics ricorda questa grande interprete con un attraente disco che ripercorre le tappe salienti della sua inimitabile carriera, con una bellissima silloge di arie tratte dalle opere di alcuni dei compositori più famosi dell’epoca, da Giovanni Bononcini, agguerrito rivale a Londra di Hände
Arianna abbandonata & other Cantatas
Artisti
Compositori
Benedetto Marcello (1686-1739)
Alessandro Marcello (1684-1747)
Informazioni sull'album
Quando si pensa al repertorio barocco veneziano, il pensiero corre spontaneamente ad Antonio Vivaldi e alle sue celebri Quattro Stagioni, dimenticando che per molto tempo questo ambito venne identificato con altri autori come Benedetto Marcello – al quale è intitolato il Conservatorio della città lagunare. Per questo motivo, la Elegia Classics ha deciso di dedicare il secondo volume della sua serie Glories of the Italian Cantatas a Marcello, patrizio veneto dai molteplici interessi, che oltre alla musica si dedicò con profitto all’ambito letterario, scrivendo Il teatro alla moda, una spietata satira sui protagonisti dell’ambiente musicale veneziano dei primi anni del XVIII secolo. In campo musicale, Marcello ci ha lasciato oltre 300 cantate di pregevole fattura per voce e basso continuo con o senza strumento obbligato, di cui questo disco presenta tre brani di grande bellezza, tra i quali si segnala Arianna abbandonata, una lunga cantata nella quale Marcello rivisita con grande originalità il mito di Teseo e Arianna. Il programma è completato da Irene sdegnata di Alessandro Marcello, fratello maggiore di Benedetto. Queste opere pochissimo note vengono proposte nell’interpre
Alessandro Marcello (1684-1747)
Quando si pensa al repertorio barocco veneziano, il pensiero corre spontaneamente ad Antonio Vivaldi e alle sue celebri Quattro Stagioni, dimenticando che per molto tempo questo ambito venne identificato con altri autori come Benedetto Marcello – al quale è intitolato il Conservatorio della città lagunare. Per questo motivo, la Elegia Classics ha deciso di dedicare il secondo volume della sua serie Glories of the Italian Cantatas a Marcello, patrizio veneto dai molteplici interessi, che oltre alla musica si dedicò con profitto all’ambito letterario, scrivendo Il teatro alla moda, una spietata satira sui protagonisti dell’ambiente musicale veneziano dei primi anni del XVIII secolo. In campo musicale, Marcello ci ha lasciato oltre 300 cantate di pregevole fattura per voce e basso continuo con o senza strumento obbligato, di cui questo disco presenta tre brani di grande bellezza, tra i quali si segnala Arianna abbandonata, una lunga cantata nella quale Marcello rivisita con grande originalità il mito di Teseo e Arianna. Il programma è completato da Irene sdegnata di Alessandro Marcello, fratello maggiore di Benedetto. Queste opere pochissimo note vengono proposte nell’interpre
Correa nel seno amato & other Cantatas
Artisti
Trigono Armonico,
Maria Caruso, soprano
Maurizio Cadossi, direttore
Compositore
Alessandro Scarlatti (1660-1725)
Informazioni sull'album
La Elegia Classics inaugura una nuova serie dedicata alla cantata italiana, che la vedrà al fianco della Società Italiana di Musicologia e ad alcuni dei cantanti e degli ensemble di strumenti originali più interessanti del panorama musicale italiano. Il primo volume è – potremmo dire doverosamente – incentrato su Alessandro Scarlatti, che nel corso della sua lunga carriera compose oltre 700 cantate, spaziando dalle delicate atmosfere arcadiche, a lavori basati su temi mitologici e a brani dal carattere decisamente drammatico. Le opere presentate in questo disco rivelano le due caratteristiche principali dello stile del grande compositore palermitano, ossia un inesauribile talento melodico e una scrittura complessa e molto elaborata, che guarda ancora ai modelli del passato. Il programma parte da Correa nel seno amato, una pagina molto nota, che molti considerano tra i capolavori più emblematici della produzione di Scarlatti, per arrivare a due cantate proposte in prima registrazione mondiale, la breve Benché o Sirena bella e Dove fuggo, a che penso. Questo disco segna il debutto nel catalogo della Elegia Classics del soprano Maria Caruso e dell’ensemble Trigono Armonico, diretto dal violino da Maurizio Cadossi.
Altre notizie su questo CD
Registrato
Maria Caruso, soprano
Maurizio Cadossi, direttore
La Elegia Classics inaugura una nuova serie dedicata alla cantata italiana, che la vedrà al fianco della Società Italiana di Musicologia e ad alcuni dei cantanti e degli ensemble di strumenti originali più interessanti del panorama musicale italiano. Il primo volume è – potremmo dire doverosamente – incentrato su Alessandro Scarlatti, che nel corso della sua lunga carriera compose oltre 700 cantate, spaziando dalle delicate atmosfere arcadiche, a lavori basati su temi mitologici e a brani dal carattere decisamente drammatico. Le opere presentate in questo disco rivelano le due caratteristiche principali dello stile del grande compositore palermitano, ossia un inesauribile talento melodico e una scrittura complessa e molto elaborata, che guarda ancora ai modelli del passato. Il programma parte da Correa nel seno amato, una pagina molto nota, che molti considerano tra i capolavori più emblematici della produzione di Scarlatti, per arrivare a due cantate proposte in prima registrazione mondiale, la breve Benché o Sirena bella e Dove fuggo, a che penso. Questo disco segna il debutto nel catalogo della Elegia Classics del soprano Maria Caruso e dell’ensemble Trigono Armonico, diretto dal violino da Maurizio Cadossi.
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Registrato
Opere per Organo
Artista
Diego Cannizzaro, organo
Compositore
Lorenzo Perosi (1872-1956)
Organo
Vincenzo Mascioni (1966) Op. 884
Luogo
Basilica Cattedrale della Trasfigurazione, Cefalù (PA), Italia
Informazioni sull'album
Con questo cofanetto doppio la Elegia Classics prosegue la sua esplorazione della produzione del sacerdote compositore piemontese Lorenzo Perosi, dopo aver presentato le due bellissime Missae pontificales. Il programma comprende le poco note opere organistiche, brani che Perosi scrisse per la maggior parte all’inizio della sua carriera e con le quali iniziò a sviluppare un proprio stile originale, svincolandosi dai toni teatrali e vicini all’opera lirica adottati da molti compositori italiani verso la fine del XIX secolo. Questi brani liturgici – spesso di breve durata – presentano spesso un’atmosfera intimistica, sulla quale i temi vengono elaborati facendo ricorso alla gloriosa eredità del passato, come si può notare dai passaggi fugati e dai brillanti spunti da carattere improvvisativo. Accanto a queste opere vengono presentate le trascrizioni realizzate da Marco Enrico Bossi di alcuni brani della Passione di Cristo secondo san Marco e della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo di Perosi. Queste opere vengono eseguite con brillante autorevole
Con questo cofanetto doppio la Elegia Classics prosegue la sua esplorazione della produzione del sacerdote compositore piemontese Lorenzo Perosi, dopo aver presentato le due bellissime Missae pontificales. Il programma comprende le poco note opere organistiche, brani che Perosi scrisse per la maggior parte all’inizio della sua carriera e con le quali iniziò a sviluppare un proprio stile originale, svincolandosi dai toni teatrali e vicini all’opera lirica adottati da molti compositori italiani verso la fine del XIX secolo. Questi brani liturgici – spesso di breve durata – presentano spesso un’atmosfera intimistica, sulla quale i temi vengono elaborati facendo ricorso alla gloriosa eredità del passato, come si può notare dai passaggi fugati e dai brillanti spunti da carattere improvvisativo. Accanto a queste opere vengono presentate le trascrizioni realizzate da Marco Enrico Bossi di alcuni brani della Passione di Cristo secondo san Marco e della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo di Perosi. Queste opere vengono eseguite con brillante autorevole
Organ works
Artista
Alessandro Bianchi, organo
Compositore
Gordon Young (1919-1998)
Organo
Grande organo Diego Bonato (2013)
Balbiani Vegezzi-Bossi
Luogo
Parrocchia Sant'Anastasia, Villasanta (MB), Italia
Informazioni sull'album
Sebbene sia quasi sconosciuto al di fuori degli ambienti organistici, Gordon Young è stato tra gli esponenti più autorevoli del panorama musicale americano della seconda metà del XX secolo, potendo vantare al suo attivo una produzione vasta e stilisticamente molto apprezzabile, comprendente oltre 800 opere soprattutto per organo e per coro, che gli permisero di ottenere per 18 anni consecutivi il premio assegnato dalla Società dei Compositori, degli Autori e degli Editori degli Stati Uniti (ASCAP), un primato mai avvicinato da nessun altro compositore. Per celebrare il primo centenario della nascita di Young, la Elegia Classics presenta questo disco di sorprendente bellezza, che consente di scoprire il suo stile brillante e molto personale, nel quale è possibile ravvisare elementi sia dei grandi maestri del Barocco sia dei compositori romantici reinventati in chiave molto personale, come si può notare chiaramente nella bella Cathedral Suite che apre il programma. Young ha trovato un valido paladino in Alessandro Bianchi, organista di gr
Balbiani Vegezzi-Bossi
Sebbene sia quasi sconosciuto al di fuori degli ambienti organistici, Gordon Young è stato tra gli esponenti più autorevoli del panorama musicale americano della seconda metà del XX secolo, potendo vantare al suo attivo una produzione vasta e stilisticamente molto apprezzabile, comprendente oltre 800 opere soprattutto per organo e per coro, che gli permisero di ottenere per 18 anni consecutivi il premio assegnato dalla Società dei Compositori, degli Autori e degli Editori degli Stati Uniti (ASCAP), un primato mai avvicinato da nessun altro compositore. Per celebrare il primo centenario della nascita di Young, la Elegia Classics presenta questo disco di sorprendente bellezza, che consente di scoprire il suo stile brillante e molto personale, nel quale è possibile ravvisare elementi sia dei grandi maestri del Barocco sia dei compositori romantici reinventati in chiave molto personale, come si può notare chiaramente nella bella Cathedral Suite che apre il programma. Young ha trovato un valido paladino in Alessandro Bianchi, organista di gr
Sonate d’intavolatura per organo e cimbalo
Artisti
Gabriele Giacomelli, organo
Andrea Banaudi, cembalo
Compositore
Domenico Zipoli (1688-1726)
Organi
Cesare Romani (1588) e Michelangelo Crudeli (1773)
Organo di Michelangelo Crudeli (1777)
e Michelangelo Paoli (prima metà del sec. XIX)
Luoghi
Cattedrale di S. Stefano,
Cappella del Sacro Cingolo, Pieve di San Giusto in Piazzanese, Italia
Informazioni sull'album
Una delle figure più affascinanti e paradossalmente meno conosciute del Barocco è senza dubbio Domenico Zipoli, la cui fama postuma è quasi completamente legata alla sua produzione organistica. In realtà la sua opera numericamente piuttosto ridotta, se rapportata agli standard settecenteschi, ma di altissima qualità – abbraccia anche altri generi, dagli oratori (purtroppo perduti) alla musica liturgica e alle cantate, nella cui brillante e originalissima scrittura si può notare qualche elemento stilistico dei compositori più famosi di quegli anni, a partire da Alessandro Scarlatti, che fu per breve tempo uno degli insegnanti di Zipoli. Nel 1716 Zipoli si trasferì a Siviglia, dove entrò nell’ordine gesuita e maturò la decisione di partire per le red
Andrea Banaudi, cembalo
Organo di Michelangelo Crudeli (1777)
e Michelangelo Paoli (prima metà del sec. XIX)
Cappella del Sacro Cingolo, Pieve di San Giusto in Piazzanese, Italia
Una delle figure più affascinanti e paradossalmente meno conosciute del Barocco è senza dubbio Domenico Zipoli, la cui fama postuma è quasi completamente legata alla sua produzione organistica. In realtà la sua opera numericamente piuttosto ridotta, se rapportata agli standard settecenteschi, ma di altissima qualità – abbraccia anche altri generi, dagli oratori (purtroppo perduti) alla musica liturgica e alle cantate, nella cui brillante e originalissima scrittura si può notare qualche elemento stilistico dei compositori più famosi di quegli anni, a partire da Alessandro Scarlatti, che fu per breve tempo uno degli insegnanti di Zipoli. Nel 1716 Zipoli si trasferì a Siviglia, dove entrò nell’ordine gesuita e maturò la decisione di partire per le red
Mottetti-Inni-Antifone
Artista
Cappella Musicale della Cattedrale di Vercelli
Don Denis Silano, direttore
Compositori
Marco Antonio Centorio (1597/98 - 1638)
Pietro Heredia (1570-1648)
Informazioni sull'album
In epoca medievale il vescovado di Vercelli era una delle sedi episcopali più importanti dell’Italia settentrionale, anche grazie al fatto di trovarsi lungo il tracciato della Via Francigena, una delle vie di comunicazione europee più importanti dell’epoca, frequentata tanto dai pellegrini diretti a Roma sia da un gran numero di ricchi mercanti. Questa posizione strategica permise a Vercelli di raggiungere una invidiabile ricchezza, che si tradusse in una straordinaria fioritura delle arti. Oggi i visitatori ammirano della bella città piemontese soprattutto i capolavori architettonici, ma oltre a essi meritano di essere riscoperte anche le splendide opere musicali che vi vennero composte nel corso dei secoli. Questo disco consente di farsi un’idea di questi tesori musicali, presentando una fascinosa silloge di mottetti di Marco Antonio Centorio e Pietro Heredia. Particolare interesse rivestono le opere di quest’ultimo, compositore finora del tutto sconosciuto ai cataloghi discografici, che ha trovato un instancabile paladino in Don Denis Silano, che si fa apprezzare nella
Don Denis Silano, direttore
Pietro Heredia (1570-1648)
In epoca medievale il vescovado di Vercelli era una delle sedi episcopali più importanti dell’Italia settentrionale, anche grazie al fatto di trovarsi lungo il tracciato della Via Francigena, una delle vie di comunicazione europee più importanti dell’epoca, frequentata tanto dai pellegrini diretti a Roma sia da un gran numero di ricchi mercanti. Questa posizione strategica permise a Vercelli di raggiungere una invidiabile ricchezza, che si tradusse in una straordinaria fioritura delle arti. Oggi i visitatori ammirano della bella città piemontese soprattutto i capolavori architettonici, ma oltre a essi meritano di essere riscoperte anche le splendide opere musicali che vi vennero composte nel corso dei secoli. Questo disco consente di farsi un’idea di questi tesori musicali, presentando una fascinosa silloge di mottetti di Marco Antonio Centorio e Pietro Heredia. Particolare interesse rivestono le opere di quest’ultimo, compositore finora del tutto sconosciuto ai cataloghi discografici, che ha trovato un instancabile paladino in Don Denis Silano, che si fa apprezzare nella
La musica sacra ai tempi di Leonardo
Artisti
Accademia del Ricercare
Pietro Busca, direttore
Compositore
Franchino Gaffurio (1451-1522)
Informazioni sull'album
Per celebrare il quinto centenario della morte di Leonardo da Vinci, il genio italiano che nel suo Trattato della pittura scrisse «La musica non è da essere chiamata altro che sorella della pittura», la Elegia Classics è orgogliosa di presentare un disco interamente dedicato a Franchinus Gaffurius, compositore lodigiano oggi quasi dimenticato, ma che ebbe lo straordinario onore di venire ritratto da Leonardo. Il programma è imperniato intorno alla Missa De Carnaval, una delle sue opere più significative, composta per l’ultima domenica prima della quaresima del rito ambrosiano, alla quale fanno corona alcuni mottetti di suggestiva bellezza, che tratteggiano un affascinante spaccato del panorama musicale negli ultimi anni del XV secolo. Di questi lavori l’ensemble di strumenti originali dell’Accademia del Ricercare diretto da Pietro Busca ci offre una lettura tanto ispirata sotto il profilo espressivo quanto ricca sotto l’aspetto strumentale, con le quattro voci maschili che vengono affiancate da una formazione comprendente cromorni, flauti dolci, traverse rinascimentali, vielle e un nutrito gruppo di basso continuo. Un nuovo disco di grande interesse per l’Accademia del Ricercare, che dopo il recentissimo Seicento prosegue la sua esplorazione del repertorio meno noto.
Pietro Busca, direttore
Per celebrare il quinto centenario della morte di Leonardo da Vinci, il genio italiano che nel suo Trattato della pittura scrisse «La musica non è da essere chiamata altro che sorella della pittura», la Elegia Classics è orgogliosa di presentare un disco interamente dedicato a Franchinus Gaffurius, compositore lodigiano oggi quasi dimenticato, ma che ebbe lo straordinario onore di venire ritratto da Leonardo. Il programma è imperniato intorno alla Missa De Carnaval, una delle sue opere più significative, composta per l’ultima domenica prima della quaresima del rito ambrosiano, alla quale fanno corona alcuni mottetti di suggestiva bellezza, che tratteggiano un affascinante spaccato del panorama musicale negli ultimi anni del XV secolo. Di questi lavori l’ensemble di strumenti originali dell’Accademia del Ricercare diretto da Pietro Busca ci offre una lettura tanto ispirata sotto il profilo espressivo quanto ricca sotto l’aspetto strumentale, con le quattro voci maschili che vengono affiancate da una formazione comprendente cromorni, flauti dolci, traverse rinascimentali, vielle e un nutrito gruppo di basso continuo. Un nuovo disco di grande interesse per l’Accademia del Ricercare, che dopo il recentissimo Seicento prosegue la sua esplorazione del repertorio meno noto.
Missa Pontificalis I-II - Confitebor Tibi Domine - Magnificat
Artisti
Coro dell’Accademia Stefano Tempia
Michele Frezza, direttore
Compositore
Lorenzo Perosi (1872-1956)
Organi
Organo Tamburini (1933/4) - Organo Pinchi, Opus 419,III/48 (2000)
Luoghi
Conservatorio G. Verdi, Torino Italia - Basilica Pontificia di Castelnuovo Don Bosco (AT) Italia
Informazioni sull'album
Figlio di Giuseppe Perosi, maestro di cappella nella Cattedrale di Tortona e protagonista della riforma della musica sacra italiana, nacque a Tortona il 21 dicembre 1872 e morì a Roma il 12 dicembre 1956. Avviato dal padre agli studi musicali, iniziò studi regolari al Conservatorio di Santa Cecilia in Roma e, in seguito, al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano con M. Saladino. Nel 1890 fu nominato organista e maestro di canto nell’Abbazia di Montecassino. Nel 1892 riprese gli studi al Conservatorio di Milano dove conseguì il diploma. Si perfezionò a Ratisbona con F.X. Haberl e M. Haller, nel 1893. Verso la fine di quell’anno assunse l’incarico di maestro di canto nel Seminario di Imola, dirigendo la Ca
Michele Frezza, direttore
Figlio di Giuseppe Perosi, maestro di cappella nella Cattedrale di Tortona e protagonista della riforma della musica sacra italiana, nacque a Tortona il 21 dicembre 1872 e morì a Roma il 12 dicembre 1956. Avviato dal padre agli studi musicali, iniziò studi regolari al Conservatorio di Santa Cecilia in Roma e, in seguito, al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano con M. Saladino. Nel 1890 fu nominato organista e maestro di canto nell’Abbazia di Montecassino. Nel 1892 riprese gli studi al Conservatorio di Milano dove conseguì il diploma. Si perfezionò a Ratisbona con F.X. Haberl e M. Haller, nel 1893. Verso la fine di quell’anno assunse l’incarico di maestro di canto nel Seminario di Imola, dirigendo la Ca
Complete Organ Works Vol.1 - Six Organ Sonatas Op. 65
Artista
Luca Benedicti, organo
Compositore
Felix Mendelssohn (1809-1847)
Organo
Vincenzo Mascioni (1910)
Luogo
Cattedrale di Sant'Eusebio, Vercelli, Italia
Informazioni sull'album
Le Sei Sonate per organo op. 65 di Felix Mendelssohn-Bartholdy, scritte su commissione degli editori londinesi Coventry e Hollier, rappresentano la sintesi della piena maturità artistica e creativa del musicista. La passione per questo strumento si rivela già nel giovanissimo autore che, non ancora dodicenne, scrisse i Sei piccoli pezzi. La sua straordinaria capacità di comporre brani per organo fu non solo il frutto del costante interesse nutrito per questo strumento, ma la conseguenza di anni di frequentazione di prestigiosi maestri (studiò infatti armonia e contrappunto con Karl Friedrich Zelter mentre con August Wilhelm Bach, organista della Marienkirche a Berlino, acquisì una solida padronanza dello strumento) e dell’approfondita conoscenza dell’opera bachiana alla cui riscoperta, com’è ben noto, Mendelssohn diede un forte e determinante impulso. Conosciuto e apprezzato sia nell’interpretazione che nell’arte dell’improvvisazione, fu invitato, non ancora adolescente, ad esibirsi in Germania in diversi concerti, tra i qu
Le Sei Sonate per organo op. 65 di Felix Mendelssohn-Bartholdy, scritte su commissione degli editori londinesi Coventry e Hollier, rappresentano la sintesi della piena maturità artistica e creativa del musicista. La passione per questo strumento si rivela già nel giovanissimo autore che, non ancora dodicenne, scrisse i Sei piccoli pezzi. La sua straordinaria capacità di comporre brani per organo fu non solo il frutto del costante interesse nutrito per questo strumento, ma la conseguenza di anni di frequentazione di prestigiosi maestri (studiò infatti armonia e contrappunto con Karl Friedrich Zelter mentre con August Wilhelm Bach, organista della Marienkirche a Berlino, acquisì una solida padronanza dello strumento) e dell’approfondita conoscenza dell’opera bachiana alla cui riscoperta, com’è ben noto, Mendelssohn diede un forte e determinante impulso. Conosciuto e apprezzato sia nell’interpretazione che nell’arte dell’improvvisazione, fu invitato, non ancora adolescente, ad esibirsi in Germania in diversi concerti, tra i qu
Organ Concertos Op. 4
Artista
Massimo Gabba, organo
Compositore
George Friedrich Händel (1685-1759)
Organo
Mascioni Op. 570 (1942)
Luogo
Chiesa di San Francesco, Moncalvo (AT) Italia
Informazioni sull'album
«Si può dire che Händel, nello specifico, non sia facilmente superato da nessuno nella sua bravura all’organo, se non forse da Bach di Lipsia». Con questo giudizio molto lusinghiero del 1739 Johann Mattheson, compositore e teorico tedesco di grande fama nel XVIII secolo, ci permette di scoprire un lato quasi sconosciuto della produzione del grande compositore di Halle, oggi conosciuto soprattutto per le sue opere e i suoi oratori. Fu proprio in funzione dei suoi oratori che Händel scrisse tra il 1735 e il 1736 i sei Concerti per organo, archi e basso continuo op. 4, che eseguì lui stesso tra un atto e l’altro dei suoi monumentali capolavori sacri. In ogni caso, non si tratta affatto di semplici opere d’occasione, concepite per intrattenere piacevolmente il pubblico in attesa della ripresa del “vero spettacolo”, ma di lavori di notevole spessore artistico, nei quali il compositore alternò sapientemente passaggi dai toni brillantemente virtuosistici a movimen
«Si può dire che Händel, nello specifico, non sia facilmente superato da nessuno nella sua bravura all’organo, se non forse da Bach di Lipsia». Con questo giudizio molto lusinghiero del 1739 Johann Mattheson, compositore e teorico tedesco di grande fama nel XVIII secolo, ci permette di scoprire un lato quasi sconosciuto della produzione del grande compositore di Halle, oggi conosciuto soprattutto per le sue opere e i suoi oratori. Fu proprio in funzione dei suoi oratori che Händel scrisse tra il 1735 e il 1736 i sei Concerti per organo, archi e basso continuo op. 4, che eseguì lui stesso tra un atto e l’altro dei suoi monumentali capolavori sacri. In ogni caso, non si tratta affatto di semplici opere d’occasione, concepite per intrattenere piacevolmente il pubblico in attesa della ripresa del “vero spettacolo”, ma di lavori di notevole spessore artistico, nei quali il compositore alternò sapientemente passaggi dai toni brillantemente virtuosistici a movimen
Seicento - Italian Early baroque music
Artisti
Accademia del Ricercare, Pietro Busca, direttore
Lorenzo Cavasanti, Manuel Staropoli, flauti,
Antonio Fantinuoli, violoncello
Claudia Ferrero, clavicembalo
Compositori
Francesco Turini (1589 circa–1656)
Giovanni P. Cima (1570 circa–1622)
Dario Castello (1602–1631)
Antonio Caldara (1670–1736)
Luogo
Basilica di Sant’Apollinare (Roma), Italia
Informazioni sull'album
Nel corso del XVII secolo in Italia si sviluppò il genere della sonata strumentale, un percorso artistico che coinvolse un gran numero di città e di compositori noti e meno noti, partendo dalle Sonate concertate in stil moderno del veneziano Dario Castello – un compositore tuttora avvolto in un’aura di fascinoso mistero – per arrivare allo stile levigato e tecnicamente ineccepibile di Arcangelo Corelli, l’autore di Fusignano trapiantato felicemente a Roma, che fece scuola a tutta l’Europa. Questo disco tratteggia un incantevole affresco di questa gloriosa tradizione musicale con una sorta di “percorso circolare”, che prende le mosse da Castello, Francesco Turini – compositore nativo di Praga e attivo per molti anni a Brescia – e il milanese Francesco Paolo Cima, per spingersi ad Ant
Lorenzo Cavasanti, Manuel Staropoli, flauti,
Antonio Fantinuoli, violoncello
Claudia Ferrero, clavicembalo
Giovanni P. Cima (1570 circa–1622)
Dario Castello (1602–1631)
Antonio Caldara (1670–1736)
Nel corso del XVII secolo in Italia si sviluppò il genere della sonata strumentale, un percorso artistico che coinvolse un gran numero di città e di compositori noti e meno noti, partendo dalle Sonate concertate in stil moderno del veneziano Dario Castello – un compositore tuttora avvolto in un’aura di fascinoso mistero – per arrivare allo stile levigato e tecnicamente ineccepibile di Arcangelo Corelli, l’autore di Fusignano trapiantato felicemente a Roma, che fece scuola a tutta l’Europa. Questo disco tratteggia un incantevole affresco di questa gloriosa tradizione musicale con una sorta di “percorso circolare”, che prende le mosse da Castello, Francesco Turini – compositore nativo di Praga e attivo per molti anni a Brescia – e il milanese Francesco Paolo Cima, per spingersi ad Ant
Toccate e variazioni sulla follia
Artista
Diego Cannizzaro, organo
Compositore
Alessandro Scarlatti (1660-1725)
Organo
Antonino La Valle (1630 ca.)
Luogo
Chiusa Sclafani (PA), Italia
Informazioni sull'album
Nella vastissima produzione di Alessandro Scarlatti, le opere per strumento a tastiera costituiscono una parte molto limitata sotto il profilo quantitativo, ma sotto l’aspetto stilistico presentano numerosi motivi di interesse. Come si può notare anche nelle opere più famose, come gli oratori e le cantate, il grande maestro palermitano seppe infatti creare una scrittura di straordinaria originalità, che fonde genialmente alcuni elementi della tradizione secentesca con una serie di spunti di grande modernità, che nel loro insieme si traducono in un ascolto di straordinaria piacevolezza, come si può notare per esempio nella celebre Toccata e Partite sulla Follia di Spagna, tema che venne messo in musica tra gli altri anche da Arcangelo Corelli e Antonio Vivaldi. Oltre a questo brano, il programma di questo disco comprende una serie di pagine inedite tratte da manoscritti conservati presso la Biblioteca del Conservato
Nella vastissima produzione di Alessandro Scarlatti, le opere per strumento a tastiera costituiscono una parte molto limitata sotto il profilo quantitativo, ma sotto l’aspetto stilistico presentano numerosi motivi di interesse. Come si può notare anche nelle opere più famose, come gli oratori e le cantate, il grande maestro palermitano seppe infatti creare una scrittura di straordinaria originalità, che fonde genialmente alcuni elementi della tradizione secentesca con una serie di spunti di grande modernità, che nel loro insieme si traducono in un ascolto di straordinaria piacevolezza, come si può notare per esempio nella celebre Toccata e Partite sulla Follia di Spagna, tema che venne messo in musica tra gli altri anche da Arcangelo Corelli e Antonio Vivaldi. Oltre a questo brano, il programma di questo disco comprende una serie di pagine inedite tratte da manoscritti conservati presso la Biblioteca del Conservato
Giuseppe Tartini & amici, maestri, rivali
Artisti
L'Arte dell'Arco
Federico Guglielmo, violino
Francesco Galligioni, violoncello
Diego Cantalupi, tiorba
Roberto Loreggian, cembalo
Compositori
Giuseppe Tartini (1692-1770)
Arcangelo Corelli (1653-1713)
Antonio Vandini (1690-1778)
Antonio Vivaldi (1678-1741)
Francesco M.Veracini (1690-1768)
Luogo
Basilica di Sant’Apollinare (Roma), Italia
Informazioni sull'album
Questo disco rappresenta il primo titolo della collaborazione tra l’etichetta Elegia e il Roma Festival Barocco, una delle più prestigiose rassegne italiane dedicate al repertorio preromantico, giunta nel 2018 all’undicesima edizione. Con la sua raffinata veste grafica e la coinvolgente energia che solo un’esecuzione dal vivo può trasmettere, questa serie consentirà agli appassionati di tutto il mondo di vivere l’emozione di un concerto di alto profilo tenuto nelle meravigliose chiese storiche della Città Eterna, le stesse dove si sono esibiti secoli fa autori del calibro di Palestrina, Corelli e Scarlatti. Registrato il 15 dicembre del 2017 nella Basilica di Sant’Apollinare, questo disco vede protagonista Federico Guglielmo e il suo ensemble di strumenti originali L’Arte dell’Arco, in un programma imperniato sulla fi
Federico Guglielmo, violino
Francesco Galligioni, violoncello
Diego Cantalupi, tiorba
Roberto Loreggian, cembalo
Arcangelo Corelli (1653-1713)
Antonio Vandini (1690-1778)
Antonio Vivaldi (1678-1741)
Francesco M.Veracini (1690-1768)
Questo disco rappresenta il primo titolo della collaborazione tra l’etichetta Elegia e il Roma Festival Barocco, una delle più prestigiose rassegne italiane dedicate al repertorio preromantico, giunta nel 2018 all’undicesima edizione. Con la sua raffinata veste grafica e la coinvolgente energia che solo un’esecuzione dal vivo può trasmettere, questa serie consentirà agli appassionati di tutto il mondo di vivere l’emozione di un concerto di alto profilo tenuto nelle meravigliose chiese storiche della Città Eterna, le stesse dove si sono esibiti secoli fa autori del calibro di Palestrina, Corelli e Scarlatti. Registrato il 15 dicembre del 2017 nella Basilica di Sant’Apollinare, questo disco vede protagonista Federico Guglielmo e il suo ensemble di strumenti originali L’Arte dell’Arco, in un programma imperniato sulla fi